Fine ottobre 2020. Sto ripassando la lezione dell’indomani mattina sulla user experience VR da fare in formazione a distanza quando suona il telefono. Numero sconosciuto. Penso al solito call center che mi avverte che il mio fornitore di elettricità ha aumentato le tariffe e mi propina l’ennesimo cambio. Rispondo pronto a riempire di improperi il malaugurato ragazzo o ragazza del call center con la mia frustrazione da ore e ore di slidificio per le lezioni. Siamo umani, spesso troppo.
Dall’altra parte, invece, sento la voce di un signore che, dal modo educato e pacato, mi sembra abbastanza anziano. Mi chiede se sono fluido, questo gioco di significati del mio nickname mi diverte sempre. Penso ad una richiesta di preventivo per qualche streaming, era appena iniziato il secondo lockdown e le richieste di questo genere erano quasi due alla settimana, invece il signore mi dice che aveva trovato il mio contatto sul sito della mostra Aquila e Aquilotti e mi voleva ringraziare del fatto di aver reso possibile la visita in modalità vitruale. Qualche settimana prima avevo realizzato il virtual tour della mostra Aquila e Aquilotti: storie di uomini e petrolio organizzato dall’Assessorato alla Cultura del Comune di Muggia al Museo d’Arte Contemporanea “Ugo Carà”. Avevo proposto ai responsabili della mostra di creare un virtual tour e di pubblicarlo alla fine della mostra, in una sorta di memoria della mostra stessa, ma il lockdown ha anticipato tutto e a fine mese resi pubblica la versione che trovate a questo link. Con una serie di fotografie e oggetti si racconta la storia della raffineria Aquila e dei lavoratori detti Aquilotti. In questo video il curatore Francesco Fait introduce la mostra.
L’Aquila ha accompagnato tutta la mia infanzia, perché la famiglia di mio padre dopo la guerra si fermò in quel di Stramare, che è situato dal lato opposto del monte dove sorgeva la raffineria, ma spesso quella zona viene semplicemente chiamata Aquilinia. L’Aquila è un ricordo sonoro con il suono della sirena del cambio turno che spesso coincideva con la merenda pomeridiana delle estati passate con i miei cugini. D’inverno o nelle giornate nuvolose l’Aquila era presente con il colore arancio della fiamma che illuminava le nubi con una luce intermittente. Anni dopo, vedendo al cinema per la prima volta Blade Runner (uno tra i miei film preferiti) mi ricordai di quell’effetto che accompagnava le sere e le notti nuvolose. Quella luce era la torcia che bruciava i gas inutilizzabili, ma era foriera di un immaginario che mi avrebbe accompagnato nella ricerca creativa.
Sul “Monte”, termine con il quale identificavamo il luogo dove c’è l’incrocio tra le quattro strade, si vedeva bene la presenza dell’Aquila, non tanto con le ciminiera ma con un muro di cemento che occupava uno dei quarti creati dall’incrocio.
In fondo Aquilinia è parzialmente il mio paese e nella mostra erano, ovvero sono presenti se parliamo della versione virtuale, due immagini del plastico del progetto originale. Una sorta di città di fondazione che poi è diventato un villaggio operaio. Il progetto risale al periodo fascista e lo stesso nome fu dato da Mussolini il fatidico 18 settembre 1938. Il progetto di Aquilinia non fu mai realizzato, anche se qualche anno più tardi costruirono alcune case ispirate al modello originale, e solo parte dell’impianto stradale corrisponde al progetto originario, il resto non è stato mai costruito.
La visione di questo villaggio operaio che non è mai esisito, ma di fatto esiste in tutt’altra forma, mi ha fatto venire l’idea di ricostruirlo in realtà virtuale. In questo devlog (development log) voglio raccontare il lavoro che porterà alla creazione della versione virtuale di un’Aquilinia che non è mai esistita, una versione navigabile con un visore VR.