Songs for a Passerby è un’opera in VR affascinante. Presentata come un’installazione si entra in uno spazio delimitato da un tappeto e si parte da un punto preciso dello spazio. Tecnicamente è molto evoluta e usa la kinect per rilevare la presenza delle persone. Avevo l’impressione che la posizione fosse anche il trigger l’elemento che faceva procedere la storia. In Songs for a Passerby viene usata la fotogrammetria per la ricostruzione degli ambienti e le persone presenti sono state riprese con il video volumetrico.
Regia: Celine Deamen
Durata: 25 min
Tipologia: installazione
Paese: Paesi Bassi
Anno: 2023
[SPOILER] Ci troviamo in un ambiente scuro, che sembra una via laterale di qualche città. La sensazione è di abbandono, malinconica. Il suono sembra una musica che crea il soundscape dell’ambiente e aumenta il senso di malinconia, di solitudine. La texture del pavimento reale richiama quella dell’esperienza. Guardo a terra e vedo la mia ombra e sopo qualche secondo vedo che non ho corpo e realizzo che la mia ombra è solo una proiezione. Ad un certo punto appare un cane che mi annusa e poi se ne va per la stretta viuzza tra le case. Vedo solo a quelli che sembrano un paio di metri davanti a me. Intuisco l’ambiente. Aspetto e vedo che il cane riappare, sembra che sia la mia guida. Lo seguo. La luce soffusa mi circonda, le pareti sono vicine quasi mi opprimono e giro l’angolo e vedo me stesso anticiparmi. Giro un altro angolo e il mio sé è scomparso, arrivo più in alto e mi vedo in mezzo alla gente che cammina in una strada. Sono l’unico che cammina in direzione opposta. Continuo. Un cavallo disteso sembra sofferente. La sensazione di abbandono diventa ancora più forte. Continuo dopo averlo guardato da vicino e mi viene voglia di accarezzarlo, ma la razionalità fa il suo dovere e mi ricorda che è VR. Giro l’angolo e sento un bisbiglio, quasi una nenia e mi ritrovo in un tram tra persone intente a pensare alle loro vite. Il bisbiglio sono i loro pensieri, riconosco la lingua. Un cane mi sbarra la strada allora mi giro e leggo i loro pensieri. Questa parte ha un forte gancio emotivo. Dove stanno andando, al lavoro, tornano a casa, e dove sto andando io? Continuo e dietro l’angolo ritrovo me stesso davanti ad una bambina che si rivolge a me. Fermo la mia proiezione davanti a lei e ascolto. Se mi muovo la bambina continua a guardare il mio alter ego, la mia proiezione. Chi sono? Questa è la domanda che precede il cosa vuole da me? Continuo. Mi vedo dall’alto tra la gente che cammina in modo lento quasi un atto dovuto della nostra vita. Loro devono continuare, io devo continuare. Mentre procedo piano piano si delinea lo spazio attorno a me e vedo una sorta d’insieme. Arrivo in cima, il mio percorso finisce ma posso vedere i luoghi nei quali sono passato, almeno così mi sembra. Sono un po’ disorientato e cerco nella memoria gli elementi che ho vissuto. Osservo e penso. Giù in fondo vedo il cane guide che gironzola e gira l’angolo di quello che sembra l’inizio del mio percorso. Torno un po’ indietro, rivedo la strada in lontananza, mi guardo attorno, attendo e mi faccio rapire dal suono. Ritorno alla fine e vedo due cani giocare. Titoli di coda.