Visite virtuali

Nell’ultimo anno i musei virtuali sono diventati uno dei trend del web e molti musei hanno scelto di ampliare la propria presenza online con dei tour. Esistono varie piattaforme e software per la creazione dei tour virtuali e li distinguerei inizialmente in due grandi categorie: la single-user e la multi-user.

Single-user

Le esperienze single-user o utente singolo sono le più diffuse e consistono nella creazione di tour virtuali partendo da immagini panoramiche a 360° e viene definita realtà virtuale fotografica. Questa modalità non è nuova, infatti i primi tour virtuali risalgono a metà anni ’90, quando la Apple rilasciò il QTVR. I panorami potevano essere visualizzati con il player QuickTime che permetteva l’embed nelle pagine web. La creazione avveniva utilizzando l’authoring tool di Apple o con altri software come VR Worx che, dal punto di vista concettuale e di strumenti, non differiscono molto dai software che si utilizzano ora. Le foto “stitchate” venivano collegate tra loro con degli hotspot, oppure venivano inserite delle icone che aprivano dei contenuti multimediali come immagini, video o semplice testo. In pratica quasi tutte le funzionalità base che permettono i software moderni. Il QuickTime VR è stato abbandonato nel 2018.

fluido360.com – sito dove trovate vari tour virtuali fotografici

Negli ultimi anni si sono sviluppate altre tecniche di ricostruzione degli ambienti in single user e uno degli strumenti più utilizzati è Matterport, che permette la ricostruzione di un ambiente navigabile in modalità 3D, anche partendo da immagini a 360°

Per vedere alcuni esempi di visite virtuali in single user https://www.fluido360.com

Multi-user

Le esperienze o visite virtuali con più utenti sono una modalità più recente, anche se i primi esperimenti risalgono alla metà della prima decade del 2000 con Second Life. Le esperienze multi-user hanno avuto e stanno avendo un incremento dopo lo sviluppo delle piattaforme di Social VR avvenuto durante la pandemia COVID-19. Le visite virtuali fatte in questa modalità sono molto meno frequenti anche per il fatto che non esistono degli strumenti di sviluppo standardizzato. La visita multi-user prevede l’utilizzo di un alter ego digitale o avatar che rappresenta ogni visitatore. Prevalentemente sono visite che si fanno con il visore di realtà virtuale come Museom of Other Realities o in modalità ibrida con le mostre su AltspaceVR o VRChat che permettono sia la visita con visore che da PC scaricando il client. Esiste una terza via che sfrutta lo standard WebXR, e chi segue questo blog conosce bene, ed è Mozilla Hubs. Le visite virtuali su Hubs si possono fare con qualsiasi device dotato di un browser compatibile con lo standard WebXR e al momento lo sono quasi tutti.

Take a walk on the colured side – mostra virtuale dell’artista Elisa Vladilo realizzata in Hubs

In quest’ultimo anno ho realizzato una paio di mostre in modalità multi-user come la mostra BothWays per Esof2020 o Take a walk on the coloured side dell’artista Elisa Vladilo.

Le differenze

La grande differenza tra le due modalità è la tipologia di esperienza che si vuole ottenere dalla visita. Nel caso della Single-User, il visitatore esplora lo spazio in autonomia, decide dove andare, cosa guardare. Nel caso della visita multi-user l’esperienza assume un aspetto sociale in quanto i visitatori possono effettuare la visita assieme e solitamente propongo questa versione a chi vuole creare delle vere e proprie visite guidate. Questa è la prima grande differenza. La seconda è legata agli strumenti di sviluppo. Se per le visite basate su fotografie a 360° il processo di lavoro è già in qualche modo standardizzato o almeno esistono molti strumenti per realizzarlo, nella visita virtuale multi-user o multi-utente il processo varia in base alla piattaforma scelta. La cosa che accomuna le visite multi-utente è che si deve creare un ambiente 3D.

Se nella visita a utente singolo basta creare il tour e pubblicarlo sul web, nel caso della visita multi-utente bisognerà anche istruire chi accompagnerà durante la visita e questo crea di fatto una nuova competenza, la guida virtuale.

Gli strumenti

Iniziamo dagli strumenti che servono per la realizzazione delle visite virtuali e partiamo dalla visita a utente singolo che è più semplice. Il materiale dal quale si parte è la fotografia perciò si possono usare due metodi per creare le foto a 360.

Immagine a 360°

Il primo è quello di usare una macchina fotografica e fare una serie di scatti. Il numero di scatti dipende dall’ottica e dalla risoluzione desiderata dell’immagine finale Se si ha un’ottica grandangolare o fisheye bastano sei scatti per coprire tutta la sfera con una risoluzione ovviamente derivata dalla risoluzione della macchina fotografica. Il workflow o processo di lavoro varia da fotografo a fotografo ma di solito si passa ad un controllo delle immagini in software come Lightroom per poi stitcharle (cucirle) in un software di stitching come PTGui. Il risultato sarà un’immagine panoramica equirettangolare che di fatto è la proiezione in due dimensioni della “pelle” di una sfera.

Proiezione equirettangolare

Il secondo metodo, non tanto amato dai fotografi ma molto rapido ed efficace, è quello di usare una macchina fotografica o videocamera a 360° In questo caso si esegue un unico scatto e spesso si ottiene già l’immagine in formato equirettangolare. Ovviamente la risoluzione finale è più bassa del primo metodo però ci sono delle tecniche e degli strumenti che permettono di migliorare il risultato.

“Making of” realtà virtuale fotografica

Per i tour virtuali basati su immagini fotografiche si parte da immagini riprese negli ambienti. Come macchine fotografiche sicuramente la più usata è al Ricoh Theta Z1, ma vanno bene anche le videocamere professionali a 360° che permettono di avere degli scatti fotografici di buona qualità. Anche in questo caso se si vuole migliorare la qualità del risultato finale va usata una tecnica di ripresa che prevede uno stitching, ma il processo è sicuramente più veloce.

Le immagini poi possono essere “pulite e migliorate” con dei software come Photoshop, con Topaz Denoiser o Topaz Gigapixel. Un procedimento che si deve fare sicuramente nel caso di uno scatto con una macchina a 360° è la rimozione del cavalletto e uno dei metodi lo descrivo in questo post dedicato al video ma lo stesso procedimento vale anche per le fotografie https://360.fluido.tv/togliere-oggetti-cavalletto-dai-video-360/.

Editor hotspot di 3D Vista

Anche per creare i tour ci sono molti strumenti ma i più utilizzati sono Krpano, 3DVista a Pano2VR. Questi software servono per collegare i vari panorami tra di loro con gli hotspot e permettono di aggiungere eventuali contenuti multimediali. tutti questi software permettono di esportare il risultato finale per il web e alcuni hanno anche la possibilità di integrare i tour con i CMS.

Editor di Pano2VR

Un metodo ibrido tra fotografia e scan 3D è Matterport che utilizza una tecnica di laserscan che crea un vero e proprio oggetto 3D navigabile. Matterport è una piattaforma ad abbonamento che gestisce tutto il processo di visualizzazione dei contenuti e non si basa solo sull’utilizzo del device proprietario ma si possono utilizzare anche altri metodi di cattura degli ambienti come macchine fotograffiche 360 o laserscan.

“Making of” visita virtuale multi-utente

I tour virtuali multi-utente come abbiamo visto si basano su un concetto diverso ovvero il 3D al quale però aggiunge la presenza in forma di alter ego digitali o avatar dei visitatori. Di base si parte da un oggetto 3D dell’ambiente che può essere immaginario o la ricostruzione di un ambiente reale. Per creare questi ambienti si utilizzano varie tecniche ma tutte passano per un software 3D come Blender. Ho citato Blender perché è un software gratuito e molto performante che permette di fare praticamente tutto. Personalmente lo uso come strumento principale per creare gli asset dei mondi virtuali da inserire nelle varie piattaforme. Un esempio è la retopology di un oggetto ricostruito in fotogrammetria.

Creazione di un modello 3D di un ambiente in Blender

Per creare i mondi virtuali si può utilizzare anche Unity 3D che contiene dei plugin per esportare direttamente in piattaforme come AltspaceVR o VRChat. Per Hubs serve un passaggio intermedio attraverso l’editor online Spoke.

Ambiente di sviluppo in Unity3D

Conclusioni

Se la creazione di una visita virtuale in VR fotografica è ormai relativamente semplice, creare una visita virtuale multi-utente è sicuramente più complesso e laborioso ma il fatto di poter condividere la visita con altri partecipanti da quel valore aggiunto che manca ai tour fotografici. 3D Vista mette a disposizione una modalità di videochat attivabile durante la visita nei tour virtuali ma non raggiunge l’esperienza di libertà di movimento e di esplorazione che si ha nei mondi virtuali.

Creazione di un avatar in Blender

La scelta riguardante la tipologia di visita però non va fatta in base al WOW effect ma in base all’effettivo utilizzo della mostra. Se non si hanno le risorse, ed in questo caso parlo di guide che possono accompagnare durante la visita, non ha senso ricreare una mostra virtuale multi-utente e basta una VR fotografica per permettere ai visitatori di farsi un giro nella mostra.

Se volete ulteriori informazioni o volete creare la vostra mostra virtuale sono disponibile per una consulenza o la realizzazione. Scrivete a 360@fluido.tv.