Il film di Spielberg
Finalmente è uscito Ready Player One. Ero molto in dubbio su questo film per tutta una serie di motivi. Il primo è il solito legame tra libro e film che è una tra le più grande incognite. Lessi Ready Player One tempo fa ed è uno dei libri che ho letto più velocemente in vita mia. Venerdì entrai nel mondo creato da Cline e domenica ne uscii estasiato e questa era la mia prima paura, uscire dal cinema e vedere una brutta trasposizione ed invece Spielberg è riuscito a mantenere quell’aspetto visivo che avevo immaginato leggendo il libro. Molte cose “visualizzate” in lettura erano presenti nel film e non parlo dei personaggi o oggetti riconoscibili ma dell’ambientazione, dell’immaginario creato dall’autore. In questo devo dare credito al regista che è riuscito a leggere il “nerdismo”, i piccoli dettagli legati anche alle sue creazioni senza cadere nell’auto-celebrazione. La seconda cosa che mi spaventava era legata al taglio della presentazione, mi spiego meglio, il libro è una distopia, una visione negativa di un futuro prossimo degradato, rovinato e l’unica via di fuga è la realtà virtuale. Il regista è stato bravo a gestire questo immaginario, non è stato impostato in un discorso distopico prettamente negativo, ma futuristico cche comprendeva sia gli aspetti positivi che negativi. La terza cosa a cui pensavo prima di vedere il film è l’impatto che avrà sull’immaginario collettivo, e ovviamente il mercato della VR, un film del genere. La cosa forte, il valore aggiunto, di questo film è sicuramente il fatto che è ottimo sia per un pubblico dei cosiddetti nativi digitali, appassionati di tecnologia ma anche per chi ha visto il nascere del mondo digitale, chi giocava con il Commodore 64 o i mitici videogiochi da bar. Forse non diventerà un cult movie ma ha le carte in regola per diventare un film di riferimento per la VR.