Abbiamo visto tutti le immagini dell’incendio Della cattedrale di Notre Dame di Parigi e subito si è parlato di ricostruzione e il motto che è risuonato è “Com’era dov’era”. Ma che strumenti abbiamo per ricostruire seguendo il motto?
In questi giorni ho letto molte articoli che parlavano dell’utilizzo di modelli tridimensionali realizzati ad esempio per un famoso videogioco per fare la ricostruzione della cattedrale, ovviamente il videogioco ha un modello della cattedrale ad un dettaglio relativamente basso, adatto ad un videogioco appunto, ma non per un’analisi dettagliata della struttura è vero però che un lavoro del genere è stato fatto nel 2015 dove un uno storico dell’architettura ha utilizzato un sistema di laser scan per scannerizzare e creare il modello tridimensionale della cattedrale di Notre Dame.
Questo fatto è stato da spunto per un argomento che volevo affrontare da tanto tempo ovvero la fotogrammetria. Questa tecnica permette di ricreare un modello tridimensionale da una serie di fotografie utilizzando un algoritmo che viene definito Structure from Motion, spesso lo trovate indicato con l’acronimo SfM. Fino a qualche anno fa l’unica tecnica per ricreare modelli tridimensionali erano i costosissimi laser scanner o lidar che utilizzano un sistema di rilevazione laser per la misurazione dei punti da un punto fisso per misurare la distanza da oggetti o da pareti e creare una nuvola di punti che, in fase successiva, può essere trasformata in un modello tridimensionale. La fotogrammetria utilizza un sistema simile ma l’informazione, i dati di posizionamento vengono estrapolati dall’analisi di semplici fotografie. Il software di fotogrammetria individua i punti comuni dalle immagini e genera una nuvola di punti da cui si può ricostruire il modello.
A differenza del laser scan la fotogramemtria da immagini permette di avere una texurizzazione di una qualità superiore ma spesso la precisione non è millimetrica perciò la cosa migliore è di integrare queste laserrscan con la fotogrammetria. Non entro nel dettaglio tecnico e nella spiegazione di come funziona questa integrazione ma quasi tutti i software commerciali permettono di utilizzare e gestire i dati provenienti da queste due tipologie di rilievo.
L’aspetto interessante della fotogrammetria sta nel fatto che negli ultimi anni è diventata relativamente semplice da realizzare grazie ai software sempre più performanti che analizzano le immagini catturate anche da un semplice smartphone per creare modelli 3D.
Questo aspetto è secondo me molto importante, specialmente nell’ambito dei beni culturali. Utilizzando un semplice smartphone o una macchina fotografica si possono creare modelli 3D di opere o edifici artistici e creare una sorta di database, una ricostruzione digitale, una memoria virtuale che contiene le strutture che potrebbero essere visitate virtualmente. Un progetto simile è OpenHeritage di Google.
In queste ricostruzioni digitali possiamo muoverci ed esplorare, ma non solo, anche studiare, rivivere lo spazio riproposto in VR e sicuramente sono uno strumento utile in caso di incidenti come quello accaduto a Notre Dame di Parigi. Credo che la fotogrammetria, già largamente utilizzata in archeologia, sia un una tecnica molto interessante che può aiutare chi è impegnato in ricostruzioni o in nella salvaguardia dei beni culturali e credo che creare un database digitale di questi beni sia di vitale importanza.