Cosa c’entra la più famosa scrittrice di gialli della TV con la realtà virtuale? Non so se siete appassionati della mitica Signora in Giallo, a me fa un po’ l’effetto di Una poltrona per due a Natale e visto che siamo in periodo di festività questa sorta di revival dei bei tempi passati ci sta.
Recentemente parlavo con un amico su come definire questa nuova onda della realtà virtuale e sul fatto che alcuni la definiscano la seconda altri, come Michael Heim, la terza. Probabilmente la mia definizione di onda VR deriva dal fatto che ho vissuto l’adolescenza tra la fine degli anni ’80 e gli inizi dei ’90 quando comparivano i primi computer nelle case, i libri di Gibson mi proiettavano nel ciberspazio e i film come Il Tagliaerbe in una realtà virtuale allora quasi fantascientifica ma con un potenziale enorme. Sappiamo tutti com’è andata questa, come mi piace definirla, “prima onda” della VR.
Ma torniamo alla nostra Signora in Giallo. Qualche giorno fa preparando la lezione sulla storia della VR per il workshop all’Alternative Film/Video Festival di Belgrado sono incappato in un articolo di Wired del 2014 e mi ha fatto tornare in mente l’episodio nel quale la Fletcher entra nel mondo della realtà virtuale o precisamente un suo racconto viene utilizzato per creare un’esperienza in VR. L’episodio in questione è il quinto della decima stagione dal titolo Omicidio a Hasting Rock. Non vidi quella puntata appena uscita ma qualche anno dopo in una delle mille repliche e l’effetto non fu entusiasmante anche perché la VR a metà anni ’90 aveva fallito tremendamente entrando definitivamente nell’inverno della VR che durò fino alla campagna Kickstarter di Palmer Luckey. Rivedere adesso quell’episodio fa abbastanza sorridere specialmente se si pensa all’aspetto tecnico, però il concept del gioco ideato all’interno dell’episodio ha molti riferimenti al presente. La possibilità di muoversi all’interno di una scena, la possibilità di interagire con i personaggi, l’embodiement.
Anche il dialogo iniziale tra Jessica e Seth anticipa un po’ i tempi, ovvero descrive molte discussioni che si stanno facendo negli ultimi tempi. Una sorta di dialogo tra chi crede ciecamente alla realtà virtuale e chi non ne capisce l’utilità.