Il 2018 fu un anno particolare della mia carriera nelle realtà immersive e sicuramente un punto di svolta per far diventare quello che era una semplice sperimentazione ad un vero e proprio lavoro. Avevo aperto questo blog per condividere questo percorso da circa sei mesi, ma se volete saperne di più seguite anche il mio podcast 😉
Per fare questo salto contribuirono due fattori: il primo fu la partecipazione a Biennale College Cinema VR e l’altro fu l’hackathon. Che i due “quasi” coincisero anche dal punto di vista temporale fu per me un segnale che ero sulla strada giusta.
Dal 2017 sono curatore degli eventi legati alla VR per il Trieste Film Festival e proposi per l’edizione del 2018 un hackathon. Gli hackathon sono degli eventi molto particolari nei quali squadre con elementi provenienti da diversi ambiti si uniscono e portano a termine un progetto in un tempo limitato, solitamente non più lungo di due giorni. L’idea piacque molto, anche per il fatto che era una prima italiana per quanto riguardava la VR. A questo link trovate i dettagli dell’evento. http://www.triestefilmfestival.it/archivio/2018/tsff-goes-virtual-landing/
Con il supporto del festival e in particolare con la preziosa collaborazione di Carolina Stera, organizzammo una 32h per creare un video a 360°. Parteciparono dieci ragazzi tra fotografi, videomaker, giornalisti freelance ed esperti di comunicazione. Si divisero in quattro squadre coadiuvati da me, da Dennison Bertram, creativo e video designer americano che avevamo ospitato l’anno prima come relatore al primo VR day targato Trieste Film Festival e Matevž Jerman del FEKK di Lubiana. L’hackathon è di fatto un concorso e ci doveva essere una giuria e per una serie di congiunzioni astrali favorevoli (Biennale College VR e l’hackathon quasi coincisero) riuscii ad avere come giurati Savina Neirotti e Michel Reilhac. Per me era un onore averli a bordo.
L’hackathon iniziò il 19 e finì il 20 gennaio 2018. Appena sceso dal treno da Venezia andai direttamente al ricreatorio Toti, sul colle di San Giusto, sede del PAG dove si svolgeva l’hackathon. Dopo una breve presentazione e la formazione delle squadre i ragazzi partirono con il lavoro. Ideare, scrivere e girare un video a 360 con tema la città di Trieste. Operazione quasi impossibile, invece i risultati furono sbalorditivi.
Ricordo quelle 32 ore dell’hackathon come una serie di momenti: i sorrisi, la stanchezza, l’impegno e la determinazione, la gioia alla consegna dei lavori fino all’attesa della proclamazione dei vincitori con la consapevolezza di aver fatto qualcosa di unico e probabilmente per primi
Vinse un video sulla malattia mentale ma la scelta non fu così scontata vista la qualità dei lavori. Con molti di quei ragazzi rimasi in contatto e oggi ho visto un post di uno dei partecipanti che è riuscito a ha realizzare un suo lavoro in VR e presentarlo ad un festival. Esser stato parte del suo percorso mi rende orgoglioso e fiero di quell’idea proposta nel 2017 e il fatto di aver contribuito nel mio piccolo e a distanza alla realizzazione di un lavoro da ancora più forza a questo lavoro di condivisione che sto facendo con il blog.